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Il ruolo strategico della Comunicazione a difesa dell’ambiente

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Il ruolo strategico della Comunicazione a difesa dell’ambiente

E’ l’inizio degli anni settanta, per la prima volta l’opinione pubblica volge la sua attenzione su di una tematica che fino a quel momento era stata ignorata: l’ambiente e la sua salvaguardia.

Nel 1972 l’ONU organizza a Stoccolma una conferenza dedicata ai problemi ambientali che vede tra i partecipanti 113 paesi (108 facenti parte dell’ONU; non presero parte alla conferenza l’URSS e i paesi legati allo stato sovietico), che divenne madre di un documento fondamentale per la sensibilizzazione mondiale degli anni a venire, e che rimase il punto di riferimento per i successivi 20 anni quando venne redatta, in Brasile, la dichiarazione di Rio del 1992.

Nella dichiarazione di Stoccolma si focalizza l’attenzione sul tema della conservazione ambientale, sulla responsabilità che ha l’uomo nei confronti dell’ambiente e sull’importanza della comunicazione come mezzo per la diffusione di una nuova cultura più attenta ai bisogni del pianeta e alla sua fragilità.

L’evoluzione dell’essere umano ha portato nel tempo ad un lento e progressivo distacco dell’umanità dalla natura che lo ospita. Nuove scoperte, tecnologie sempre più evolute, cambiamenti nei processi costruttivi e produttivi, ma soprattutto l’incapacità di organizzare il progresso in maniera ecologica, rivolta cioè alla salvaguardia del pianeta, hanno reso l’uomo autore di radicali alterazioni degli equilibri naturali che da millenni regolavano la Terra. Il disastro ambientale al quale stiamo assistendo, e in parte contribuendo, è un terrificante effetto domino che ha principio nel nostro comportamento e nel nostro stile di vita, ma che ancora, fortunatamente, non è irreversibile.

Come fare per invertire una tendenza che sembra cadere in picchiata e senza freni verso l’abisso? In primo luogo con l’educazione.

Insegnare alla gente la giusta condotta per impedire che un semplice gesto diventi la causa scatenante di un logorio forzato è la sola via affinché la cultura possa poggiare su una solida base e possa aiutare l’uomo a preservare ciò che ancora è possibile salvare. Instaurare nei bambini fin dalle scuole primarie un senso di protezione e di rispetto per l’ambiente aiuterà il pianeta a ritrovarsi un domani nelle mani di una classe dirigente attenta e vigile al deperimento dello scenario in cui ci troviamo. Ma non solo. E’ altresì indispensabile riuscire a modificare le fondamenta su cui il nostro sistema industriale si erge.

Negli ultimi anni molte aziende hanno dedicato sempre più tempo e risorse alla ricerca di un orientamento mirato all’ecologia e alla salute dell’ambiente, promuovendo e incentivando prodotti e servizi con un ridotto, se non nullo, impatto ambientale, valorizzando il loro operato anche in ambito commerciale sia per una questione di green marketing, e quindi per avvicinare generazioni di consumatori che tendono a scegliere in maniera consapevole e con attenzione, sia per sostenere la comunicazione riguardo la prevenzione ambientale su larga scala. Le vie intraprese da queste aziende per agire concretamente sul territorio e per mostrare segni tangibili delle migliorie apportate dal loro operato sono numerose e variegate, in accordo ovviamente al loro settore industriale di riferimento. Esistono aziende che hanno scelto di compensare le proprie emissioni di CO2 piantando alberi ed effettuando opere di ripopolazione della vegetazione terrestre.

Altre hanno concentrato gli sforzi sulla trasformazione di materiali riciclati in prodotti nuovi e finiti, propagandando l’importanza della raccolta differenziata e del riciclo ai cittadini, sensibilizzandoli su ciò che diventa allora una prerogativa assoluta per l’azienda stessa che riesce, secondo questa filosofia di ricircolo, a consumare meno energia per la produzione, emettendo di conseguenza una minore quantità di gas serra. Altre ancora, invece, hanno deciso di sostituire le materie prime necessarie al loro ciclo produttivo con materiali sostenibili, riducendo lo spreco di materie prime limitate o preziose per l’ambiente.

Comunicazione quindi. Se è vero che comunicare significa condividere e diffondere, per sua accezione, allora la comunicazione ambientale diventa dal 1972, data che ha segnato la rilevanza, probabilmente tardiva, alla vista dell’uomo di un problema presente già da tempo e che non può lasciare indifferente nessuno, un veicolo indispensabile per la divulgazione di informazioni necessarie atte a modificare comportamenti e abitudini umane nei confronti dell’ambiente circostante così da preservarlo e difenderlo, contrastando un crescente degrado di cui l’uomo stesso è artefice.

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